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Psicologia Benessere e Crescita - Consigli e approfondimenti per star bene e crescere insieme

Come aiutare un figlio che rifiuta il supporto psicologico: consigli per i genitori di figli adolescenti o giovani adulti

Quando un figlio si trova in uno stato di depressione o ansia, può essere difficile convincerlo a cercare aiuto da uno specialista. Questo articolo offre consigli pratici per quei genitori che si trovano a fronteggiare questa sfida, consigli pratici emersi da una conversazione avuta con una mamma che mi ha chiesto aiuto dopo aver letto questo mio vecchio articolo sul tema.

Comunicazione aperta e ascolto empatico

Una comunicazione aperta e un ascolto empatico sono fondamentali quando si cerca di aiutare un giovane che rifiuta il supporto psicologico. Questo implica dimostrare interesse sincero per i suoi pensieri e sentimenti, evitando giudizi e offrendo un ambiente sicuro e non minaccioso. Una comunicazione aperta crea fiducia e può incoraggiare il giovane a condividere i suoi pensieri e le sue preoccupazioni in modo più aperto.

Rispetta le paure di tuo figlio/a

È importante rispettare le paure dei nostri figli riguardo a parlare di cose personali con uno sconosciuto. Spiega che gli psicologi sono professionisti addestrati che lavorano con molte persone che affrontano problemi simili. Assicura tuo/a figlio/a che la riservatezza è una priorità e che tutto ciò che viene discusso durante le sessioni rimane strettamente confidenziale. Offri esempi di come la consulenza psicologica può essere di aiuto nel superare le sue difficoltà e migliorare il suo benessere emotivo.

Un esempio di dialogo genitore – figlio, in cui il genitore utilizza un ascolto aperto ed empatico oltre che rispettoso delle paure del figlio:

Genitore: “Ciao, caro. Ho notato che ultimamente ti senti giù e ti ritiri nella tua camera. Vorrei capire meglio cosa ti sta turbando. Posso chiederti di parlarne con me?”

Giovane: “Non so, mamma. È solo che mi sento così strano e ho queste ansie che mi tormentano” (piange mentre lo dice).

Genitore: “Capisco che sia difficile affrontare queste emozioni. Voglio che tu sappia che sono qui per te e mi preoccupo molto per il tuo benessere. Se ti senti a tuo agio, potresti condividere con me cosa ti sta causando queste ansie?”

Giovane: “Mi sembra così stupido, mamma. È solo che mi sento perso e ho paura del giudizio degli altri. Mi sembra imbarazzante parlare di queste cose con uno sconosciuto.”

Genitore: “Ti capisco, caro. È normale sentirsi vulnerabili quando si affrontano situazioni personali. Vorrei farti sapere che esistono dei professionisti, come gli psicologi, che sono esperti nell’aiutare le persone a gestire queste emozioni. Posso capire perché potresti sentirsi imbarazzato, ma ricorda che loro sono tenuti al segreto professionale e rispettano la riservatezza.”

Giovane: “Ma come potrebbe aiutarmi uno psicologo?”

Genitore: “Uno psicologo può lavorare con te per esplorare le tue emozioni in modo sicuro e riservato. Può darti strumenti per affrontare l’ansia e aiutarti a sviluppare meccanismi di coping sani. Inoltre, potrebbero aiutarti a comprendere meglio te stesso e a trovare strategie personalizzate per superare queste difficoltà. Vorrei solo che tu prendessi in considerazione questa possibilità.”

Giovane: “Non so, mamma. Non mi sento pronto, mi sembra ancora spaventoso.”

Genitore: “Capisco la tua paura, e non voglio forzarti. Vorrei solo che tu sapessi che sono qui per te e che ti sosterrò in ogni tua decisione. Se mai deciderai di provare a parlare con uno psicologo, sarò qui per sostenerti e aiutarti in ogni passo del percorso. Non devi affrontare tutto da solo.”

Questo esempio di dialogo dimostra un genitore che si impegna in una comunicazione aperta e un ascolto empatico. Il genitore mostra interesse, comprensione e rispetto per le paure del giovane, fornendo informazioni e sostegno emotivo. Il genitore crea un ambiente sicuro in cui il giovane si sente a suo agio a condividere i suoi pensieri e sentimenti, senza giudizio.

Coinvolgimento familiare

Il coinvolgimento familiare può giocare un ruolo significativo nel processo di guarigione. Coinvolgi anche altri membri della famiglia per offrire un sostegno supplementare al giovane. Organizza attività piacevoli da fare insieme e crea spazi di dialogo e condivisione. Questo può contribuire a creare un senso di appartenenza e fornire un sostegno emotivo prezioso. La ricerca ha evidenziato l’importanza del sostegno familiare nel processo di recupero. Uno studio condotto da Lebow e colleghi nel 2012 ha mostrato che il coinvolgimento familiare può contribuire a migliorare l’aderenza al trattamento e l’esito terapeutico.

Esplora diverse opzioni

Se persiste ancora molta resistenza nel parlare con uno psicologo, può essere importante aprirsi ed esplorare anche altre opzioni. Ad esempio, potresti cercare gruppi di supporto in cui il giovane possa incontrare persone che affrontano problemi simili. Questi gruppi possono offrire un ambiente in cui sentirsi accolti, compresi e supportati da persone che vivono esperienze simili. La ricerca ha suggerito che l’esplorazione di diverse opzioni di supporto può essere utile quando un individuo mostra resistenza al trattamento. Altre opzioni potrebbero includere terapie alternative come l’arte-terapia o la terapia basata sulla natura, che potrebbero risultare più attraenti per il giovane.

Coinvolgimento del medico

Se le preoccupazioni per tuo/a figlio/a persistono, consulta il medico di famiglia o un professionista della salute mentale per una valutazione più approfondita. Questi professionisti possono offrire ulteriori suggerimenti e consigli per aiutare il giovane a superare la sua situazione. Possono essere in grado di consigliare approcci specifici o suggerire una terapia farmacologica se appropriato. È importante ricordare che ogni persona è unica, e potrebbe richiedere del tempo prima che il giovane si senta a suo agio nel cercare aiuto, quindi in questi casi la pazienza è fondamentale.

Conclusioni

Affrontare la resistenza di un figlio nel cercare supporto psicologico può essere una sfida per i genitori. Tuttavia, con una comunicazione aperta, un coinvolgimento familiare e l’esplorazione di diverse opzioni, si può creare un ambiente di sostegno giusto che incoraggi il giovane a cercare l’aiuto di cui ha bisogno. Se le preoccupazioni dovessero persistere, non esitate a consultare un professionista esperto per ricevere un supporto personalizzato.

 

Nota: Questo articolo fornisce solo consigli generali e non sostituisce una consulenza professionale. Alcune condizioni particolari richiedono approfondimenti diversi. È importante in quei casi rivolgersi a un professionista qualificato per una valutazione specifica della situazione.

Il Trauma Intergenerazionale: Ereditando le Ombre del Passato

Il trauma intergenerazionale è un fenomeno complesso e affascinante che si manifesta quando le conseguenze psicologiche di un trauma vissuto da una generazione si trasmettono e influenzano le generazioni successive. Come psicologo e psicoterapeuta cognitivo comportamentale, è importante comprendere i meccanismi e gli effetti di questo tipo di trauma per offrire supporto e guarigione ai nostri pazienti. In questo articolo, esploreremo i diversi tipi di traumi intergenerazionali, i loro effetti psicologici e come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) può fornire un approccio terapeutico efficace per elaborarli.

Tipi di Traumi Intergenerazionali

I traumi intergenerazionali possono derivare da eventi traumatici che colpiscono una comunità o una famiglia nel corso del tempo. Alcuni esempi comuni includono:

  1. Guerre e conflitti: Le esperienze di guerra possono avere un impatto significativo sulle generazioni successive, poiché il ricordo dei combattimenti, della perdita e della sofferenza può essere trasmesso attraverso le narrazioni familiari e l’ambiente di crescita.
  2. Genocidi e persecuzioni: Eventi come l’Olocausto o altri atti di genocidio possono influenzare profondamente le generazioni future, lasciando un’eredità di traumi emotivi e disturbi legati al trauma.
  3. Disastri naturali: Catastrofi come terremoti, tsunami o inondazioni possono provocare traumi che si estendono alle generazioni successive attraverso il dolore delle perdite e la distruzione dell’ambiente familiare.
  4. Abuso e trascuratezza: L’abuso fisico, sessuale o emotivo subito da una persona può avere conseguenze che si estendono alla prole, influenzando il modo in cui le generazioni successive affrontano le relazioni e il proprio benessere.

Cosa ci dicono le neuroscienze sul trauma intergenerazionale

Alcune ipotesi dal punto di vista biologico riguardo al trauma intergenerazionale, fornendo anche alcune referenze per ulteriori approfondimenti.

  1. Epigenetica del trauma: Una delle ipotesi principali è che il trauma intergenerazionale possa influenzare l’espressione genica attraverso meccanismi epigenetici. Gli studi hanno suggerito che le esperienze traumatiche possono alterare i marcatori epigenetici (come metilazione del DNA o modificazioni delle istone) che regolano l’espressione dei geni coinvolti nella risposta allo stress. Queste modificazioni epigenetiche possono essere trasmesse alle generazioni successive, potenzialmente contribuendo all’ereditabilità del trauma. (Per ulteriori informazioni, si possono consultare gli studi di Yehuda et al., 2016; e Radtke et al., 2011).
  1. Neurotrasmettitori e circuiti cerebrali: Alcune ricerche suggeriscono che il trauma intergenerazionale possa influenzare i circuiti cerebrali e i neurotrasmettitori coinvolti nella regolazione delle risposte allo stress. Ad esempio, studi su animali hanno dimostrato che l’esposizione al trauma può alterare i livelli di neurotrasmettitori come la serotonina e il cortisolo, che a loro volta possono influenzare la vulnerabilità al trauma nelle generazioni successive. (Franklin et al., 2010; bagot et al., 2018).

È importante sottolineare che le ipotesi biologiche riguardanti il trauma intergenerazionale sono ancora oggetto di studio e approfondimento. La ricerca in questo campo è in continua evoluzione e mira a comprendere meglio i meccanismi biologici alla base di questo fenomeno complesso.

Effetti Psicologici dei Traumi Intergenerazionali

Come stiamo vedendo, traumi intergenerazionali possono generare una serie di sintomi e disturbi psicologici che si manifestano nelle generazioni successive. Alcuni effetti comuni includono:

  1. Sintomi da stress post-traumatico (PTSD): I discendenti delle persone che hanno vissuto il trauma possono sperimentare sintomi tipici del PTSD, come flashback, incubi, ipervigilanza e una forte reattività emotiva.
  2. Disturbi dell’umore o disturbi d’ansia: L’ereditarietà del trauma può contribuire allo sviluppo di disturbi dell’umore come la depressione e l’ansia nelle generazioni successive.
  3. Problemi di attaccamento: I traumi intergenerazionali possono influenzare la capacità di formare e mantenere legami sicuri e sani con gli altri, portando a problemi di attaccamento e relazioni instabili.
  4. Autostima e identità compromesse: Il trauma ereditato può influenzare la percezione di sé, generando insicurezza, senso di colpa e difficoltà nel costruire una sana autostima.

Ruolo dell’EMDR nell’elaborazione del Trauma Intergenerazionale

L’EMDR è una forma di terapia basata sui movimenti oculari che si è dimostrata efficace nell’affrontare e superare gli effetti di esperienze traumatiche. Nell’ambito dei traumi intergenerazionali, l’EMDR può svolgere un ruolo fondamentale nell’aiutare gli individui a elaborare e trasformare i ricordi traumatici ereditati. Attraverso la stimolazione bilaterale (ad esempio, i movimenti oculari), l’EMDR facilita l’elaborazione e l’integrazione del trauma nel sistema di memoria, riducendo l’effetto negativo che il trauma ha sul presente.

Il modello AIP (Adaptive Information Processing) è un framework teorico fondamentale nell’approccio dell’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing). Questo modello fornisce una spiegazione dell’elaborazione del trauma e di come l’EMDR faciliti la risoluzione dei disturbi legati al trauma, compreso il trauma intergenerazionale.

Secondo il modello AIP, il trauma può portare a un’alterazione dell’elaborazione delle informazioni all’interno del sistema nervoso, causando la formazione di memorie traumatiche non elaborate e di schemi disfunzionali. Queste memorie e schemi possono essere attivati in seguito a stimoli o situazioni che richiamano il trauma, dando luogo a sintomi e reazioni emotive intense.

L’obiettivo dell’EMDR è quello di facilitare la rielaborazione e l’integrazione delle memorie traumatiche nel sistema nervoso, consentendo loro di essere elaborate in modo più adattivo. Ciò avviene attraverso l’attivazione di meccanismi naturali di elaborazione dell’informazione, come i movimenti oculari bilateralmente coordinati.

Durante una sessione di EMDR, il terapeuta guida il paziente a focalizzarsi sul ricordo traumatico, mentre si sottopone a una stimolazione bilaterale, come il movimento degli occhi o altre forme di stimolazione sensoriale alternata. Questa stimolazione sembra favorire la connessione tra le informazioni traumatiche non elaborate e le risorse interne del paziente, consentendo l’elaborazione e l’integrazione delle memorie traumatiche nel contesto più ampio dell’esperienza di vita.

Attraverso questo processo, l’EMDR mira a facilitare la trasformazione delle memorie traumatiche, riducendo l’attivazione emotiva e promuovendo una risposta più adattiva agli stimoli associati al trauma. Ciò può contribuire a ridurre i sintomi legati al trauma intergenerazionale e a favorire un maggiore benessere psicologico (Fonti di riferimento per approfondire il tema: Shapiro 2001, 2018).

Alcuni dei modi in cui l’EMDR può essere utile per questa tipologia di traumi possono essere:

  1. Rielaborazione dei ricordi traumatici: L’EMDR facilita la rielaborazione dei ricordi traumatici ereditati, consentendo al paziente di elaborare emotivamente ed elaborare il trauma. Durante le sessioni di EMDR, la stimolazione bilaterale (come i movimenti oculari) aiuta a stimolare il processo di elaborazione del trauma. Questo può portare a una riduzione dei sintomi e a una trasformazione dell’esperienza traumatica stessa (Hensel-Dittmann, Schauer, Ruf, 2011; Luber, 2009).
  1. Riduzione dell’attivazione emotiva: L’EMDR può aiutare a ridurre l’attivazione emotiva associata al trauma intergenerazionale, consentendo al paziente di sviluppare una maggiore regolazione emotiva. Gli studi suggeriscono che l’EMDR può influenzare positivamente l’attivazione del sistema nervoso autonomo e ridurre la reattività emotiva e il disagio associati al trauma (Leeds, Shapiro, 2001; Stickgold, 2002).
  1. Promozione della resilienza e del benessere: L’EMDR può favorire la resilienza e il benessere nelle generazioni successive afflitte da trauma intergenerazionale. L’elaborazione del trauma attraverso l’EMDR può consentire ai pazienti di sviluppare una maggiore fiducia in sé stessi, una migliore autostima e una visione più positiva del proprio futuro (Jarero, Artigas, Luber, 2011; Ignatieva 2016).

Elaborare il trauma intergenerazionale: il caso di Luca

Immaginiamo un paziente di nome Luca, che si rivolge a uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale e terapeuta EMDR per problemi di ansia e disturbi del sonno. Durante la valutazione, emerge che la nonna di Luca ha vissuto un periodo di prigionia durante la Seconda Guerra Mondiale. Nonostante Luca non abbia mai vissuto direttamente l’evento traumatico, è afflitto da una serie di sintomi simili a quelli del PTSD, come incubi ricorrenti e una sensazione di pericolo costante.

Il terapeuta decide di utilizzare l’EMDR come approccio terapeutico per aiutare Luca ad elaborare il trauma intergenerazionale. Attraverso una serie di sessioni, il terapeuta guida Luca nell’esplorazione dei ricordi trasmessi dalla nonna e lavora con lui per ridurre l’intensità emotiva associata a tali ricordi. Utilizzando la stimolazione bilaterale, come i movimenti oculari, l’EMDR aiuta Luca a rielaborare e integrare i ricordi traumatici nel suo sistema di memoria in modo più adattivo.

Nel corso delle sessioni, Luca inizia a sperimentare una riduzione dei sintomi ansiosi e degli incubi ricorrenti. Progressivamente, l’EMDR aiuta Luca a ricostruire una prospettiva più positiva di sé stesso e a sviluppare nuove strategie per gestire l’ansia. Con il tempo, l’efficacia dell’EMDR nel trattamento del trauma intergenerazionale diventa evidente nella vita di Luca, che riesce a vivere in modo più equilibrato e sereno.

Per Concludere

I traumi intergenerazionali rappresentano una sfida significativa per gli individui e le famiglie che ne sono affetti. Comprendere i diversi tipi di traumi, i loro effetti psicologici e l’efficacia di approcci terapeutici come l’EMDR può fornire una guida preziosa per gli psicologi cognitivo comportamentali. Attraverso la consapevolezza e l’elaborazione del trauma intergenerazionale, possiamo offrire ai nostri pazienti la possibilità di rompere il ciclo del dolore e della sofferenza, aprendo la strada a una vita più piena e soddisfacente.

Ciò che hai vissuto può essere un capitolo doloroso del tuo passato, ma non definisce chi sei né determina il tuo futuro. La tua forza interiore è più grande di ogni trauma che hai conosciuto. Con coraggio, resilienza e supporto, puoi guarire, trasformare il dolore in saggezza e costruire un cammino di rinascita. Ricorda sempre che sei più di ciò che hai subito: sei un individuo prezioso, capace di guarire e di trovare la speranza e la felicità che meriti. La tua storia continua, e sei in grado di scrivere i capitoli successivi con coraggio, fiducia e amore per te stesso

Riferimenti

  1. Bagot, R. C., Cates, H. M., Purushothaman, I., Lorsch, Z. S., Walker, D. M., Wang, J., … & Heller, E. A. (2018). Circuit-wide transcriptional profiling reveals brain region-specific gene networks regulating depression susceptibility. Neuron, 100(1), 1-14.
  2. Franklin, T. B., Russig, H., Weiss, I. C., Gräff, J., Linder, N., Michalon, A., … & Mansuy, I. M. (2010). Epigenetic transmission of the impact of early stress across generations. Biological psychiatry, 68(5), 408-415.
  3. Hensel-Dittmann, D., Schauer, M., & Ruf, M. (2011). Neurobiological aspects of the EMDR approach. Journal of EMDR Practice and Research, 5(4), 164-171.
  4. Ignatieva, E. (2016). Reducing intergenerational trauma: The use of eye movement desensitization and reprocessing therapy. Journal of EMDR Practice and Research, 10(3), 160-169.
  5. Jarero, I., Artigas, L., & Luber, M. (2011). The EMDR protocol for recent critical incidents: Follow-up report of an independent assessment. Journal of EMDR Practice and Research, 5(3), 98-108.
  6. Leeds, A. M., & Shapiro, F. (2001). Theoretical and empirical basis of eye movement desensitization and reprocessing (EMDR) as a treatment for posttraumatic stress disorder. Journal of Clinical Psychology, 57(7), 907-923.
  7. Luber, M. (2009). Eye movement desensitization and reprocessing (EMDR) scripted protocols: Basics and special situations. Springer Publishing Company.
  8. Radtke, K. M., Ruf, M., Gunter, H. M., Dohrmann, K., Schauer, M., Meyer, A., … & Elbert, T. (2011). Transgenerational impact of intimate partner violence on methylation in the promoter of the glucocorticoid receptor. Translational psychiatry, 1(7), e21.
  9. Shapiro, F. (2001). Eye movement desensitization and reprocessing: Basic principles, protocols, and procedures (2nd ed.). Guilford Press.
  10. Shapiro, F. (2018). Eye movement desensitization and reprocessing (EMDR) therapy: Basic principles, protocols, and procedures (3rd ed.). Guilford Press.
  11. Stickgold, R. (2002). EMDR: A putative neurobiological mechanism of action. Journal of Clinical Psychology, 58(1), 61-75.
  12. Yehuda, R., Daskalakis, N. P., Bierer, L. M., Bader, H. N., Klengel, T., & Holsboer, F. (2016). Holocaust exposure induced intergenerational effects on FKBP5 methylation. Biological psychiatry, 80(5), 372-380.

Il lutto e i suoi ostacoli: Superare le sfide nell’elaborazione del dolore attraverso l’EMDR

L’elaborazione del lutto è una parte essenziale del processo di guarigione emotiva dopo la perdita di una persona cara. Mentre il lutto è una reazione normale e naturale di fronte alla morte, alcune persone possono incontrare difficoltà nell’affrontare il dolore che ne consegue e possono sviluppare il cosiddetto disturbo da lutto complicato (o persistente). In questo articolo, esploreremo la distinzione tra il processo normale di elaborazione del lutto e il lutto complicato, evidenziando gli ostacoli che possono emergere durante il percorso di elaborazione. Inoltre, esamineremo come l’EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) possa fornire un valido aiuto in entrambi i casi.

Elaborazione del lutto: processo normale e i sei processi R di Rando

Il lutto è una risposta emotiva, cognitiva e comportamentale alla perdita di una persona cara. Nel processo normale di elaborazione del lutto, le persone attraversano una serie di fasi che possono includere shock, negazione, rabbia, tristezza e accettazione. Queste fasi non sono rigide né sequenziali e le persone possono sperimentare diverse emozioni contemporaneamente o saltare alcune fasi. Il processo di elaborazione del lutto richiede tempo e può variare notevolmente da individuo a individuo. È importante notare che il dolore associato al lutto può manifestarsi in vari aspetti della vita quotidiana, come l’appetito, il sonno, la concentrazione e le relazioni interpersonali.

Terry Rando, un teorico del lutto e un consulente di lutto, ha identificato sei processi centrali, noti come i “sei processi R“, che si verificano nel processo di elaborazione del lutto. Questi processi rappresentano le esperienze emotive e cognitive che le persone affrontano durante il loro percorso di lutto. Essi sono:

  1. Riconoscimento: Il processo di riconoscimento implica prendere consapevolezza e accettare la realtà della perdita. Comprende il riconoscimento che una persona cara è morta e che la vita è cambiata in modo permanente.
  2. Reazione: Questo processo riguarda le emozioni e le reazioni iniziali alla perdita. Le persone possono sperimentare una vasta gamma di emozioni come tristezza, rabbia, colpa, paura o shock. È importante permettere e affrontare queste reazioni emotive nel processo di elaborazione del lutto.
  3. Riflessione: Il processo di riflessione coinvolge l’esplorazione delle memorie, dei ricordi e del significato della relazione con la persona defunta. Le persone possono riflettere sulle esperienze condivise, i momenti speciali e il ruolo che la persona defunta ha avuto nella loro vita.
  4. Riconsiderazione: Questo processo implica la revisione delle proprie credenze, valori e aspettative in seguito alla perdita. Le persone possono essere spinte a riesaminare il senso della vita, le priorità e le prospettive future in risposta alla morte di una persona cara.
  5. Riadattamento: Il processo di riadattamento riguarda il lavorare per integrare la perdita nella propria vita e riprendere un senso di normalità. Le persone cercano di trovare nuove strategie per affrontare la vita senza la presenza fisica della persona defunta. Questo può includere l’elaborazione del dolore, il cercare nuovi significati e obiettivi, e l’adattarsi a un’identità e a una realtà senza la persona amata.
  6. Rinnovamento: L’ultimo processo, il rinnovamento, si riferisce alla possibilità di costruire un senso di speranza, crescita e trasformazione attraverso l’esperienza del lutto. Le persone possono trovare una maggiore resilienza, sviluppare nuove prospettive sulla vita e scoprire una maggiore consapevolezza di sé e degli altri.

I sei processi R di Terry Rando forniscono una cornice teorica per comprendere le esperienze e le sfide che le persone affrontano nel loro percorso di lutto. Tuttavia, è importante ricordare che il processo di elaborazione del lutto è unico per ciascun individuo e può variare in termini di tempistiche e intensità.

Lutto complicato: alcuni ostacoli all’elaborazione naturale del lutto

In alcuni casi, il processo di elaborazione del lutto può diventare complicato, con l’individuo che lotta per affrontare il dolore e fare i passi necessari verso la guarigione. Esistono una serie di variabili che possono avere un impatto sulla sua durata, intensità e adattamento. Ecco alcune delle variabili che possono incidere sul processo del lutto sono:

  1. Relazione con la persona defunta: La natura e la qualità della relazione con la persona defunta possono avere un impatto significativo sul processo del lutto. Ad esempio, la perdita di un partner, un genitore o un figlio può comportare esperienze di lutto molto diverse.
  2. Modalità di morte: Le circostanze della morte possono influenzare il modo in cui viene elaborato il lutto. La morte improvvisa, traumatica o violenta può comportare una maggiore complessità nell’elaborazione del dolore.
  3. Supporto sociale: Il livello di sostegno sociale disponibile durante il periodo di lutto può influire sul modo in cui una persona affronta e si adatta alla perdita. Un adeguato sostegno emotivo e pratico da parte di amici, familiari o professionisti può facilitare il processo di guarigione.
  4. Risorse personali: Le risorse personali, come la resilienza, l’autostima e le competenze di coping, possono influenzare l’elaborazione del lutto. Individui con maggiori risorse personali possono avere una maggiore capacità di affrontare il dolore e adattarsi alla perdita.
  5. Contesto culturale: Le credenze, le tradizioni e le pratiche culturali possono influire sulla comprensione e sul modo in cui il lutto viene elaborato. I fattori culturali possono modulare le espressioni emotive, i rituali funebri e le aspettative sociali associate al lutto.
  6. Eventi di vita concomitanti: Gli eventi di vita che si verificano contemporaneamente alla perdita possono interagire con il processo del lutto. Ad esempio, lo stress aggiuntivo, come la perdita di un lavoro o un cambiamento importante nella vita, può rendere più complesso il processo di elaborazione.
  7. Storia personale e pregressi traumi: L’esperienza di eventi traumatici passati o la presenza di altre perdite significative nella storia personale di un individuo possono influire sulla capacità di elaborare adeguatamente il lutto attuale.

È importante sottolineare che l’impatto di queste variabili può variare da persona a persona, poiché ognuno vive e affronta il lutto in modo unico. Questi ostacoli alla normale elaborazione del dolore connesso alla morte, può comportare la nascita di una sintomatologia da “lutto complicato”.  Il lutto complicato è caratterizzato da una serie di sintomi persistenti e debilitanti che possono includere:

  1. Intensa sofferenza emotiva prolungata: Il dolore emotivo non diminuisce nel corso del tempo e può addirittura peggiorare, impedendo all’individuo di riprendere una vita normale.
  2. Preoccupazione eccessiva per il defunto: L’individuo può rimanere intrappolato nei ricordi del defunto e avere difficoltà a concentrarsi sul presente.
  3. Sensazione di colpa estrema o irrazionale: L’individuo può provare un senso di responsabilità e colpa eccessivi per la morte del defunto, anche se oggettivamente non ne è responsabile.
  4. Isolamento sociale: L’individuo può evitare il contatto sociale e ritirarsi dal mondo esterno, causando una significativa riduzione della qualità della vita.
  5. Idee di morte o suicidio: Il pensiero di riunirsi con il defunto diventa ossessivo, portando a un rischio aumentato di ideazione suicidaria.

EMDR come strumento d’aiuto nell’elaborazione del lutto

L’EMDR è una terapia basata sulla stimolazione bilaterale attraverso i movimenti oculari che si è dimostrata efficace nell’affrontare una serie di disturbi legati al trauma, ma che può anche essere un utile strumento nell’elaborazione del lutto, sia nel processo normale che nel lutto complicato.

Nel caso del processo normale di elaborazione del lutto, l’EMDR può aiutare l’individuo a lavorare attraverso le emozioni intense e i ricordi dolorosi associati alla perdita. La terapia EMDR utilizza movimenti oculari bilaterali o altre forme di stimolazione sensoriale per facilitare l’elaborazione di esperienze traumatiche. Nel contesto del lutto, questo può consentire all’individuo di affrontare e integrare il dolore, i ricordi e le emozioni associate alla perdita in modo più efficace.

Nel caso del lutto complicato, l’EMDR può essere particolarmente utile nel trattamento dei sintomi persistenti e debilitanti che ostacolano l’elaborazione naturale del lutto. Attraverso l’EMDR, l’individuo può affrontare e ridurre l’intensità delle emozioni negative, come la colpa e la sofferenza, che possono essere legate al lutto complicato. Inoltre, l’EMDR può aiutare a ripristinare una visione più equilibrata della situazione, promuovendo la guarigione emotiva e consentendo all’individuo di ricollocare il ricordo del defunto in un posto appropriato nella propria vita.

È importante sottolineare che l’EMDR dovrebbe essere condotta da un terapeuta esperto e qualificato nel trattamento del lutto e nell’applicazione di questa specifica modalità terapeutica. Ogni individuo è unico e il processo di elaborazione del lutto può variare notevolmente da persona a persona. Pertanto, è fondamentale che il trattamento sia personalizzato e adattato alle esigenze specifiche dell’individuo in lutto.

In conclusione

Il processo del lutto è un’esperienza profondamente personale e unica per ciascuno di noi. Attraverso il normale processo di elaborazione del lutto, possiamo affrontare le emozioni intense, esplorare il significato della nostra relazione con la persona defunta e riadattarci alla nostra nuova realtà. Tuttavia, è anche importante riconoscere che il lutto può essere complicato, con ostacoli che possono richiedere un ulteriore supporto e accompagnamento.

In entrambi i casi, l’EMDR può svolgere un ruolo significativo nell’aiutare le persone a superare i blocchi emotivi e a raggiungere una forma di accettazione e guarigione. L’EMDR può facilitare l’elaborazione delle emozioni, la riduzione della sofferenza e la ricostruzione di un senso di equilibrio nella vita di chi ha subito la perdita di una persona cara.

Se state attraversando un periodo di lutto o se conoscete qualcuno che lo sta vivendo, vi incoraggio a cercare ulteriori risorse e supporto. I professionisti della salute mentale, come psicologi e psichiatri specializzati nel lutto, possono fornire un sostegno prezioso durante questo processo. Esistono anche gruppi di supporto, organizzazioni e risorse online che possono offrire una rete di condivisioni di esperienze e comprensione.

Ricordate, il lutto è un cammino che richiede tempo, gentilezza e pazienza. Potreste sperimentare alti e bassi, ma ricordate che la nostra mente è capace di affrontare questa sfida. Con il tempo e con l’aiuto adeguato, potrete trovare modi per onorare la memoria della persona cara e per costruire un futuro significativo per voi stessi.

Che siate nel pieno del lutto o che siate a fianco di qualcuno che sta attraversando questa fase di vita, siate gentili con voi stessi e con gli altri. Ogni passo avanti, per quanto piccolo possa sembrare, è un passo necessario verso la guarigione e il rinnovamento. Abbiate fiducia nel vostro potenziale di guarigione e siate aperti a tutte le possibilità che la vita può ancora offrire.

Ricordate, non siete soli. Cercate il supporto di amici, familiari e professionisti competenti, e siate gentili con voi stessi durante questo viaggio di rinascita. Ricordate che chiedere aiuto non è un segno di debolezza, ma una dimostrazione di forza e di consapevolezza. Raggiungere una mano amica o un professionista qualificato può fare una differenza significativa nel vostro percorso di guarigione.

Bibliografia

Ecco alcuni libri utili in italiano che possono offrire supporto e conforto durante il processo di elaborazione del lutto:

Per adulti

Per affrontare l’esperienza del lutto con i bambini

Per psicoterapeuti

Introduzione alla Compassion Focused Therapy: un approccio terapeutico basato sulla teoria evoluzionistica dei sistemi emotivi

Introduzione

La Compassion Focused Therapy (CFT) è un approccio psicoterapeutico basato sulla teoria evoluzionistica della mente, che si concentra sulla promozione della compassione come mezzo per affrontare il dolore, il disagio, emozioni molto complicate da gestire in terapia quali la vergogna e atteggiamenti negativi verso se stessi come l’autocritica. La CFT è stata sviluppata da Paul Gilbert, uno psicologo clinico britannico, e si è dimostrata efficace nel trattamento di vari disturbi, come l’ansia, la depressione, il disturbo post-traumatico da stress e molti altri. Secondo la Compassion Focused Therapy, il nostro benessere emotivo dipende dall’equilibrio tra tre sistemi emotivi: il sistema di auto-protezione (difesa), il sistema di ricerca (ricerca di risorse) e assimilazione (appagamento), e infine il sistema di cura e compassione. Quando questi sistemi sono in equilibrio, siamo in grado di affrontare le difficoltà della vita in modo compassionevole e gentile, senza cadere in eccessi di auto-critica o di auto-complimento (Gilbert, 2009).

L’autocritica nella CFT

L’autocritica è spesso associata a questi disturbi e può essere definita come un atteggiamento negativo e giudicante verso se stessi. Questo atteggiamento può essere estremamente dannoso per il benessere psicologico e può portare a sentimenti di ansia, depressione e bassa autostima.

La CFT aiuta le persone a lavorare sull’autocritica attraverso l’uso di diverse tecniche. Una di queste tecniche è la “mindfulness compassionevole”, che consiste nel portare l’attenzione al momento presente con gentilezza, cura e comprensione. Questo aiuta le persone a diventare più consapevoli dei propri pensieri e delle proprie emozioni, e ad affrontarli con una maggiore gentilezza e compassione.

Un’altra tecnica utilizzata nella CFT è l‘immaginazione compassionevole. Questa tecnica prevede di immaginare di essere una figura compassionevole (mettendosi nei panni di una persona che possegga queste caratteristiche importanti) al fine di esprimere gentilezza e cura verso se stessi. Tutto questo per favorire lo sviluppo di una relazione più positiva verso se stessi e per aiutare a ridurre l’autocritica aumentando un senso di sicurezza interno.

Infine, la CFT incoraggia le persone a sviluppare la compassione verso gli altri, attraverso l’uso di esercizi che aiutano a sviluppare l’empatia e la comprensione verso gli altri. Lo scopo di questo lavoro è aiutare a sviluppare una relazione più positiva con gli altri e a riducendo anche il giudizio negativo verso di loro (imparo a ricevere compassione, a dare compassione agli altri, a dare compassione a me stesso).

Alcune ricerche

Come afferma Paul Gilbert,

“La compassione non è solo un’emozione, ma un modo di vivere. È una questione di come ci trattiamo a vicenda, e di come trattiamo noi stessi”.

Uno studio del 2018 di Shapero et al. ha valutato l’efficacia della CFT nella riduzione dei sintomi depressivi e nell’aumento della compassione verso se stessi. Il campione dello studio era costituito da 47 partecipanti con diagnosi di depressione maggiore. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale a ricevere la CFT o una terapia cognitivo-comportamentale (CBT) standard. Dopo 12 settimane di trattamento, i partecipanti del gruppo CFT hanno mostrato una maggiore riduzione dei sintomi depressivi rispetto al gruppo CBT e hanno anche mostrato un aumento significativo della compassione verso se stessi.

Nello studio del 2020 di Petrocchi et al. è stata esaminata l’efficacia della CFT nella riduzione dei sintomi di ansia sociale. Il campione dello studio era costituito da 29 partecipanti con ansia sociale che hanno ricevuto la CFT per 12 settimane. Dopo il trattamento, i partecipanti hanno mostrato una riduzione significativa dei sintomi di ansia sociale e un miglioramento nella percezione della propria capacità di affrontare situazioni sociali difficili.

Entrambi gli studi supportano l’efficacia della CFT nel trattamento di disturbi emotivi e nella promozione della compassione verso se stessi. Tuttavia, è importante notare che sono stati condotti su campioni limitati e potrebbero essere necessarie ulteriori ricerche per confermare questi risultati. Ma la ricerca continua, e la CFT è entrata a far parte in modo consistente degli approcci cognitivo comportamentali di terza generazione in quanto terapia evidence based (basata sulle evidenze scientifiche).

Conclusioni

In conclusione, la Compassion Focused Therapy rappresenta un approccio innovativo ed efficace nel trattamento dei disturbi emotivi e della bassa autostima. Grazie alla sua focalizzazione sulla compassione, la CFT consente ai pazienti di affrontare le loro difficoltà in modo compassionevole e gentile, anziché giudicarsi e criticarsi continuamente. Come evidenziato dalle ricerche citate, la CFT può essere particolarmente utile nella riduzione dei sintomi depressivi e di ansia sociale, e nella promozione della compassione verso se stessi.

Se sei interessato ad approfondire la Compassion Focused Therapy o se vuoi saperne di più sui riferimenti bibliografici citati in questo articolo, ti invito a contattarmi. Come psicoterapeuta cognitivo-comportamentale esperto in CFT, sono a disposizione per rispondere alle tue domande e offrirti ulteriori informazioni su questo approccio terapeutico.

Non esitare a contattarmi se hai bisogno di supporto psicologico o se desideri intraprendere un percorso terapeutico basato sulla CFT.

Il concetto di locus of control: come assumere il controllo della propria vita per raggiungere il successo e la felicità

Non c’è dubbio che la vita sia piena di sfide e difficoltà. Spesso ci sentiamo impotenti di fronte a situazioni che sembrano al di là del nostro controllo, e cerchiamo di trovare soluzioni cercando di cambiare gli altri o le circostanze esterne. Tuttavia, l’unico vero controllo che abbiamo nella nostra vita è su noi stessi, sui nostri pensieri, le nostre emozioni e i nostri comportamenti. In altre parole, la chiave per la felicità e il successo è il cambiamento personale.

Locus of control: cos’è e come influenza la nostra vita

Secondo il concetto di locus of control, l’individuo ha un diverso grado di percezione su quanto gli eventi della sua vita siano controllati da fattori interni (come le proprie azioni) o esterni (come la fortuna o il destino). Chi ha un locus of control interno,  ritiene che la propria vita sia in larga misura controllata dalle proprie scelte e azioni, ha maggiori probabilità di avere successo e di sentirsi felice, poiché si sente al comando della propria vita e del proprio destino.

Le sfide del cambiamento personale e come superarle

Cambiare se stessi non è facile, richiede impegno, disciplina e costanza. Ma i risultati che si possono ottenere sono immensi e duraturi. Ecco alcune strategie che possono aiutare a fare il primo passo verso il cambiamento personale:

  1. Accettare la responsabilità: Accetta la responsabilità della tua vita e delle tue scelte. Smetti di cercare scuse o di incolpare gli altri per i tuoi problemi. Prendi il controllo della tua vita e decidi di diventare la migliore versione di te stesso.
  2. Concentrati sui tuoi obiettivi: Focalizzati sui tuoi obiettivi a breve e lungo termine e lavora costantemente per raggiungerli. Questo ti darà una direzione chiara e ti aiuterà a rimanere concentrato sulle cose che contano di più.
  3. Sii flessibile: Sii flessibile e adattabile alle circostanze che la vita ti presenta. Non arrenderti quando le cose non vanno come previsto, ma piuttosto cerca di trovare soluzioni alternative e di imparare dagli errori.
  4. Abbi pazienza: Il cambiamento personale richiede tempo e pazienza. Non aspettarti di vedere i risultati immediatamente, ma piuttosto sii costante e perseverante nei tuoi sforzi. I risultati arriveranno con il tempo.
  5. Celebra i tuoi successi: Celebrare i tuoi successi, grandi e piccoli, ti darà la motivazione per continuare a impegnarti nel cambiamento personale. Non sottovalutare l’importanza di riconoscere i tuoi risultati e di celebrare le tue conquiste.

Quando chiedere aiuto: il ruolo dei professionisti della salute mentale per apportare il cambiamento di cui hai bisogno

L’importanza del cambiamento personale è cruciale per raggiungere il successo e la felicità nella vita. Cambiare se stessi non è facile, ma è possibile con impegno e costanza. Tuttavia, ci sono situazioni in cui potresti sentirti bloccato o incapace di apportare il cambiamento necessario da solo.

In questi casi, è importante ricordare che non c’è nulla di sbagliato nel chiedere aiuto. Un professionista della salute mentale, come un psicologo, può aiutarti a identificare le aree della tua vita che richiedono un cambiamento e a sviluppare le strategie necessarie per farlo. La terapia può aiutarti a superare le sfide e rimuovere quei blocchi che ti impediscono di diventare la persona che desideri essere.

Quindi, se ti senti bloccato o incapace di apportare il cambiamento da solo, non esitare a chiedere aiuto. Un professionista della salute mentale può aiutarti a raggiungere i tuoi obiettivi di cambiamento personale e a vivere una vita felice e soddisfacente.

Terapia EMDR: un valido supporto per chi ha subito traumi durante l’infanzia

Lo studio

Un recente studio pubblicato sulla rivista “JAMA Network Open”  (link qui) ha dimostrato che i traumi subiti durante l’infanzia triplicano il rischio di soffrire di disturbi mentali gravi in età adulta, come depressione, ansia e disturbi bipolari. La ricerca,  ha esaminato i dati di oltre 8.000 adulti in Danimarca e ha scoperto che coloro che hanno subito traumi come abusi fisici o sessuali, negligenza o perdita di un genitore durante l’infanzia hanno tre volte più probabilità di sviluppare disturbi mentali gravi come depressione, ansia e disturbi bipolari rispetto a coloro che non hanno subito tali traumi. Lo studio sottolinea l’importanza dell’identificazione precoce e del trattamento dei traumi infantili per prevenire problemi di salute mentale in età adulta.

In questo contesto, la terapia EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing) si è dimostrata una valida opzione terapeutica per coloro che hanno subito traumi durante la propria infanzia.

La terapia EMDR

La terapia EMDR è una forma di terapia psicologica che aiuta le persone a elaborare i ricordi traumatici. La tecnica prevede l’utilizzo degli occhi per fare movimenti rapidi, come guardare un punto fisso o seguire una luce, mentre il paziente ripensa ai propri traumi. L’idea alla base della terapia EMDR è che questi movimenti oculari possano aiutare a “elaborare” i ricordi traumatici, riducendo l’intensità delle emozioni negative associate ad essi e migliorando la capacità del paziente di elaborare e affrontare i propri traumi.

La terapia EMDR è stata utilizzata per trattare una vasta gamma di disturbi mentali, tra cui depressione, ansia e PTSD (Disturbo da Stress Post Traumatico). Tuttavia, la sua efficacia è particolarmente evidente nei pazienti che hanno subito traumi infantili. Questi pazienti spesso sviluppano problemi di autostima e di regolazione emotiva, che li portano a sentirsi vulnerabili e incapaci di gestire le loro emozioni. La terapia EMDR può aiutare a elaborare i ricordi traumatici, aumentare la resilienza e migliorare la qualità della vita delle persone.

Il processo di terapia

Il processo di terapia EMDR comporta varie fasi, tra cui la raccolta della storia del paziente, la preparazione per la terapia, la stimolazione bilaterale (tramite i movimenti oculari o altri stimoli), la verifica del successo della terapia e la chiusura della seduta. In ogni fase, il terapeuta lavora con il paziente per identificare i ricordi traumatici e aiutarlo a elaborarli.

La terapia EMDR può essere utilizzata insieme ad altre forme di terapia, come la psicoterapia cognitivo-comportamentale, per aiutare le persone a superare i traumi e a migliorare la loro salute mentale. Tuttavia, è importante sottolineare che il successo della terapia EMDR dipende dalla collaborazione e dall’alleanza terapeutica tra il paziente e il terapeuta.

Per concludere

In sintesi, il recente studio ha dimostrato che i traumi subiti durante l’infanzia possono triplicare il rischio di gravi disturbi mentali in età adulta. Questo sottolinea l’importanza di identificare e trattare precocemente i traumi infantili per prevenire problemi di salute mentale in futuro. La terapia EMDR è stata dimostrata efficace nel trattamento di disturbi mentali associati a traumi infantili, aiutando i pazienti ad elaborare i ricordi traumatici, aumentare la resilienza e migliorare la qualità della vita. Di conseguenza la terapia EMDR può essere un’importante opzione terapeutica da considerare per coloro che hanno subito traumi durante l’infanzia e che presentano problemi di salute mentale in età adulta.

Cura le tue ferite per riprendere in mano la tua vita e il tuo presente

Come descrivere un trauma emotivo e psicologico

Il trauma emotivo e psicologico è il risultato di eventi straordinariamente stressanti che infrangono il tuo senso di sicurezza, facendoti sentire impotente in un mondo che cominci a percepire come pericoloso. Il trauma psicologico può lasciarti alle prese con emozioni, ricordi e ansia sconvolgenti. Può anche impedirti di sentire emozioni, farti sentire disconnesso da ciò che vivi e incapace di fidarti delle altre persone.
Le esperienze traumatiche spesso comprendono tutte quelle situazioni che costituiscono una minaccia per la vita o la sicurezza dell’individuo. Ma più in generale possiamo includere nel concetto di esperienza traumatica qualsiasi situazione capace di farti sentire sopraffatto e isolato, anche in assenza di danni fisici.
È importa da ricordare che non esistono circostanze oggettive che determinano se un evento è traumatico o se sia stato traumatico. Ad essere rilevante nel attribuire l’aggettivo “traumatico” ad un evento è la tua esperienza emotiva soggettiva dell’evento stesso. Più ti sei sentito/a spaventato/a e impotente, più è probabile che tu rimanga traumatizzato/a dall’evento in sè. Per meglio definire il concetto di trauma Francine Shapiro (F. Shapiro, 2012), ideatrice dell’approccio psicoterapico EMDR (Eye Movement Desensitization and Reprocessing), parla di “T” grande e “t” piccolo per differenziare le esperienze singole, di solito esterne all’identità che hanno comportato una minaccia fisica e/o emotiva che ha fatto sentire la persona in grave stato di pericolo per la sua vita o per la vita delle persone vicine, dalle t piccole, cioè da quegli eventi di vita emotivamente stressanti che, pur non causando ferite fisiche, lasciano segni indelebili sul senso di sicurezza e di fiducia (Verardo, 2016).

Come riconoscere i sintomi

Tutti noi reagiamo alle esperienze traumatiche in modi molto molto diversi. Dobbiamo ricordarci, però, che non esiste un modo “giusto” o “sbagliato” di pensare, sentire o rispondere alle esperienze traumatiche. Come scrivono diversi autori, “Le tue risposte sono reazioni NORMALI a eventi ANOMALI“, quindi non giudicarle.
Alcuni dei sintomi emotivi e psicologici possono essere: Shock, rifiuto o incredulità; Confusione; difficoltà di concentrazione; Rabbia, irritabilità, sbalzi d’umore; Ansia e paura; Senso di colpa, vergogna, auto-colpa; Ritiro dagli altri; Sentirsi triste o senza speranza; Sensazione di disconnessione o insensibilità.

I sintomi fisici possono includere: Insonnia o incubi; Fatica; Essere sorpreso facilmente; Difficoltà a concentrarsi; Battito cardiaco da corsa; Nervosismo e agitazione; Dolori e Tensione muscolare.

I sintomi in genere durano da pochi giorni a pochi mesi, svanendo gradualmente man mano che si elabora l’evento traumatico. A volte anche quando ti senti meglio, potresti sentirti turbato di tanto in tanto da ricordi o emozioni dolorose, specialmente in risposta a fattori scatenanti: ad esempio un anniversario dell’evento o qualcosa che ti ricordi il trauma.

Qualunque sia stata la causa del tuo trauma (sia se si tratti di qualcosa successo anni fa o di qualcosa accaduta ieri, sia si tratti di un singolo evento accaduto o di un trauma ripetuto nel tempo), la tua mente ha in sè la capacità di apportare cambiamenti capaci di curare le tue ferite e permetterti di andare avanti con la tua vita scrollandoti di dosso emozioni e pensieri negativi che fai su di te.

Come fronteggiare le conseguenze di una esperienza traumatica?

Qualunque sia stata la causa del tuo trauma (sia se si tratti di qualcosa successo anni fa o di qualcosa accaduta ieri, sia si tratti di un singolo evento accaduto o di un trauma ripetuto nel tempo), la tua mente ha in sè la capacità di apportare cambiamenti capaci di curare le tue ferite e permetterti di andare avanti con la tua vita scrollandoti di dosso emozioni, sensazioni e pensieri negativi che fai su di te. Per aiutare questo processo, è importante che tu impari a prenderti cura: 

  • Della tua salute: Tieni sotto controllo la qualità del sonno, cerca di mangiare sano e di tenerti alla larga da alcool e droghe che potrebbero contribuire ad esacerbare i sintomi. Prova ad utilizzare tecniche di rilassamento e impegna il tuo corpo in esercizi fisici (30 minuti sarebbero l’ideale ma anche 10 minuti al giorno) che presentano un ritmo cadenzato che coinvolga più parti del tuo corpo (tipo camminare, correre, nuotare, giocare a calcio o pallavolo in alcuni casi perfino il ballo può aiutare).
  • Delle tue relazioni: Non isolarti. Isolarsi può rendere le cose peggiori. Prova a connetterti davvero con gli altri e ricordati che non è necessario parlare per forza del trauma. Coinvolgiti in attività sociali, prova a contattare vecchi amici, fai del volontariato (questo potrebbe essere davvero utile a combattere la sensazione di impotenza che accompagna spesso l’esperienza traumatica. Prova a metterti in contatto con associazioni o community che si occupano di persone che hanno subito lo stesso trauma (ne esistono tante in giro che danno la possibilità anche di ricevere supporto in totale anonimato). Prova a farti dei nuovi amici.

Guarire da una esperienza o da esperienze traumatiche richiede tempo. Ognuno di noi guarisce seguendo il proprio personale ritmo. Ma se sono passati mesi e i tuoi sintomi non diminuiscono ma anzi sembrano compromettere il tuo funzionamento nelle diverse aree della tua vita (familiare, sociale, lavorativa, affettiva o sessuale), potresti aver bisogno di richiedere l’aiuto ad un professionista.

Come scrive Coehlo, l’unico modo per guarire dalle ferite è affrontarle. Il metodo psicoterapeutico EMDR (clicca per saperne di più) permette di fare questo. L’EMDR (l’acronimo sta per Eye Movement Desensitization and Reprocessing) permette di guarire da traumi psicologici ed emotivi. Tale metodo ha dimostrato di poter aiutare le persone ad elaborare emozioni preoccupanti, pensieri negativi e modelli di pensiero disfunzionali collegati a esperienze passate dolorose, traumi in atto o eventi traumatici subiti che sono molto lontani nel tempo ma i cui effetti sembrano condizionarci ancora oggi.
Per cercare un terapeuta EMDR vai sul sito dell’associazione emdr.it e cerca il terapeuta più vicino a te.

Cura le tue ferite per riprendere in mano la tua vita e il tuo presente.

La paura può spesso espandersi con maggiore velocità di un virus: prova a diventare un eroe ordinario

La paura può spesso espandersi con maggiore velocità del virus. Vista la natura invisibile del nemico la nostra mente, che in questi giorni é costantemente in allarme, é alla ricerca della migliore strategia per proteggerci. Per farlo ci invia una serie di informazioni quali emozioni (ansia, paura, rabbia, senso di colpa verso di sè e gli altri, ecc…) , sensazione fisiche e schemi comportamentali che hanno spesso a che fare con le reazioni più comuni che si possono avere nelle situazioni in cui un evento minaccia in maniera improvvisa la nostra vita: attacco, fuga, freezing, faint.

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È opinione diffusa pensare che un evento traumatico o un forte dolore emotivo richiedano molto tempo per guarire. La terapia EMDR o Eye Movement Desensitization and Reprocessing ci mostra che la mente può guarire dal trauma psicologico proprio come il corpo recupera da quello fisico.

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Il tempo trascorso dagli adolescenti sui social network è aumentato del 62,5 percento dal 2012 e continua a crescere. Proprio l’anno scorso, il tempo medio trascorso dagli adolescenti sui social media è stato stimato in 2,6 ore al giorno. Alcuni critici hanno affermato che il tempo passato davanti allo schermo corrisponda ad un aumentato rischio di depressione e ansia negli adolescenti.

Tuttavia una nuova ricerca condotta da Sarah Coyne, professore alla Brigham Young University, ha scoperto che la quantità di tempo speso sui social media non è strettamente correlato all’aumento di ansia e depressione negli adolescenti.

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