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Una piccola introduzione al senso di colpa

Sentirsi in colpa è un vissuto molto comune che può manifestarsi in molte persone, in modi e situazioni molto diversi. Ci si può sentire in colpa per eventi di vita importanti (ad esempio, un incidente che ha provocato il ferimento grave di persone, non esser riusciti a salutare un proprio genitore prima che morisse, la perdita di un proprio figlio, un aborto, e situazioni similari), o anche per cose che hanno a che fare con il quotidiano (ad esempio sentire un senso di colpa per non aver lavorato abbastanza, non aver studiato bene per l’esame di diritto o per il compito di francese, aver dimenticato il compleanno di una zia cara, sentirsi in colpa per non aver cucinato bene per il proprio partner ecc…).

Provando a capire di cosa si tratta, wikipedia alla voce “senso di colpa”, riporta che si tratti di un sentimento umano che, collegato alla colpa, intesa come il risultato di un’azione o di un’omissione che identifica chi è colpevole, reale o presunto, di trasgressioni a regole morali, religiose o giuridiche, si manifesta a chi lo prova come una riprovazione verso sé stessi.
Per dirla semplicemente, la colpa è, prima di ogni altra cosa, un’emozione, uno stato interno.
Nel grande schema delle emozioni, la colpa infatti può essere posizionata all’interno della categoria emotiva di “sensazione negative”. Si tratta di una delle emozioni da includere sotto la macro-categoria “tristezza”, e che comprende anche termini come agonia, dolore e solitudine (Fischer, Shaver, & Carnochan, 1990).

Senso di colpa: emozione sana o dannosa?

Essendo un fautore delle emozioni e dell’importanza di viverle a pieno, di saperci stare dentro, la domanda che mi sono posto è stata questa: il senso di colpa è una emozione sana o dannosa?
Esistono diverse risposte a questo e sicuramente molto dipende dalle teorie che prendiamo a riferimento. Diciamo, però, al momento, che l’emozione “senso di colpa” può essere entrambe le cose e che esistono sensi di colpa sani e sensi di colpa dannosi.
I sensi di colpa sani ti motivano a vivere seguendo i tuoi valori autentici e questo, a sua volta, può permetterti di migliorare le tue relazioni con gli altri (dal momento che diventa più probabile la possibilità che tu li possa trattare con rispetto e per come meritano).

Il problema nasce nel momento in cui un senso di colpa, non necessario o eccessivo, comincia ad avere un peso psicologico capace di interferire in maniera gravosa con la tua qualità di vita, il tuo umore, le tue scelte e le tue emozioni.

Secondo i criteri diagnostici del DSM 5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali) dell’American Psychiatrist Association un “senso di colpa eccessivo o inappropriato” rappresenta un sintomo di depressione clinica. Ancora, un eccessivo senso di colpa può essere anche associato, come scrive la psicologa Melanie Greenberg in un articolo del 2017, a storie di traumi infantili e disturbi da stress post-traumatico. Continuando in questa direzione, il senso di colpa traumatico può assumere molte forme quali la “colpa del sopravvissuto”, o il senso di colpa che si prova nel perseguire la propria vita quando qualcuno nella famiglia viveva un momento di sofferenza, era disfunzionale o aveva bisogno di molta cura emotiva.
I sentimenti di colpa possono anche rimandarci e significare per noi un senso di indegnità, non amabilità, forse radicati nei rapporti con genitori critici, trascuranti o violenti.
Il senso di colpa provato, ad esempio, dalle persone con disturbi alimentari quando mangiano, ingrassano o non si esercitano abbastanza, sembra coesistere spesso con una immagine del corpo distorta e negativa.

Come nasce il senso di colpa

Come succede spesso per la descrizione di altre emozioni, anche per la per la colpa non c’è un’unica spiegazione. Nella tradizionale visione psicoanalitica di Freud (un piccolo tabù per me) la colpa rappresenterebbe una specie di rivestimento superficiale dei nostri comportamenti. In questa teoria, la funzione dei meccanismi di difesa (che possano i miei colleghi psicoanalisti perdonarmi) è quella di proteggerci dal senso di colpa che sperimenteremmo se fossimo pienamente consapevoli di quanto orribili o terribili siano i nostri desideri.
Senza scomodare troppo il grande maestro Freud e le sue teorie sullo sviluppo psicosessuale, un pò più tardi (1950, 1963) Erik Erikson modificò il significato di senso di colpa dato dal maestro della psicoanalisi, formulando l’idea che il senso di colpa emergesse nella vita all’incirca all’età di 3-5 anni come risultato negativo di un periodo che chiamò “iniziativa contro colpevolezza”. I bambini, secondo l’autore, sviluppano un forte senso di colpa a quest’età come l’esatto opposto della giocosità. Secondo tale teoria i bambini avrebbero paura di esprimersi con i loro giocattoli perché temono, se mostrassero le loro vere emozioni, di commettere un atto inaccettabile. Da adulti, sempre secondo Erikson, tale caratteristica si trasformerebbe in atteggiamenti eccessivamente inibiti e in un timore costante di fare qualcosa per cui in seguito si potrebbe provare un senso di colpa.

Il senso di colpa nella prospettiva cognitiva

Vista la mia formazione, pur trovando affascinanti le teorie ad approccio psico-dinamico, trovo la spiegazione di stampo cognitivista un po’ più attraente e attuale. Da un punto di vista cognitivo il senso di colpa è un’emozione che le persone provano perché sono convinte di aver causato danni. Nella teoria cognitiva, i pensieri causano le emozioni. L’emozione di colpa, seguendo tale ragionamento, deriverebbe direttamente dal pensiero di sentirsi responsabili della sventura capitata a qualcun altro, indipendentemente dal fatto che questa cosa sia realmente successa.
Le persone che percepiscono un senso di colpa diciamo “cronico”, secondo la prospettiva cognitiva, è come se soffrissero, sbagliando, dell’illusione di aver causato danni ad altre persone o a qualcosa che per loro è importante. Queste loro emozioni negative, di conseguenza, deriverebbero dalla loro tendenza a interpretare in maniera errata ciò che gli accade, senza mettere in discussione in nessun modo le loro conclusioni. Nella terapia cognitiva, il trattamento spesso implica insegnare alle persone come liberarsi dai loro “pensieri automatici” che sono causa di sofferenza. Alle persone, costantemente tormentate dal senso di colpa, viene anche insegnato a riconoscere quegli “atteggiamenti disfunzionali” che distorcono il loro modo di vedere ed interpretare le cose che accadono.

Secondo la prospettiva cognitiva se cambi i tuoi pensieri ed il tuo modo di pensare, puoi essere in grado di cambiare le tue emozioni. Per questo motivo essere consapevoli di interpretare in modo errato se stessi come causa della sofferenza degli altri, può aiutarci a capire quale sia il nostro effettivo ruolo in una determinata situazione, ogni qual volta quel dolore e quelle emozioni negative cominciano a farsi strada dentro di noi.

 

In conclusione

Per concludere, ognuno di noi ad un certo punto della propria vita a sperimentato il sentirsi in colpa e come abbiamo visto il senso di colpa, entro certi limiti, può aiutarci ad acquisire maggiore comprensione su noi stessi, aiutarci a valutare i nostri comportamenti e a riconoscere quando effettivamente abbiamo fatto qualcosa di male o creato un danno a qualcun altro.
Tuttavia, come con altre emozioni, un senso di colpa pervasivo e onnipresente può essere dannoso per la nostra salute. Quando questo succede, il consiglio è quello di provare a guardare al contesto che è stato causa della colpa, e di identificare e valutare le idee che stanno alimentando il nostro senso di colpa.
Nel caso in cui non dovessimo riuscirci da soli e questa emozione fosse diventata troppo pesante ed invalidante nella nostra vita, può essere necessario rivolgersi ad un professionista della salute mentale (psicologo, psicoterapeuta o psichiatra).
Nel prossimo articolo proverò a riassumere alcuni consigli utili alla gestione del senso di colpa. Per il momento vi lascio con una frase di Jim Morrison:

Invece di sentirti in colpa o cercare delle scuse per delle azioni negative compiute in passato, incomincia ora ad agire positivamente.

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