
Rifiuto Scolastico: perché mio figlio non vuole andare a scuola?
Era una tipica giornata scolastica al liceo Enrico Fermi e i corridoi erano ricchi di gruppetti di rumorosi ragazzi, che ridevano, sbattevano porte, sgranocchiavano qualcosa mentre si avviavano lentamente nei corridoi che portavano alla propria. Francesca non faceva parte di tutto quel caoticismo. Lei, 15enne, si trovava in un bagno della scuola e continuava a scrivere ai suoi genitori in modo frenetico: «Per favore, per favore, per favore, dovete venire a prendermi!»
Francesca, una ragazzina con buoni voti a scuola e dal comportamento impeccabile, non è mai stata minacciata e ha molti amici. Allora, perché teme così tanto la scuola? Lei odia il rumore e il brusio costante e l’affollamento che si crea all’ingresso, al cambio dell’ora e, in generale, in ogni occasione in cui un gruppo di ragazzini si accumula per un qualche motivo. Non sta male per colpa dei suoi compagni di classe, molti dei quali affermano di essere privilegiati e super-competitivi. E tale sintomatologia le si manifesta solo nel contesto scolastico.
La reazione di Francesca a scuola non quella di quei ragazzi cui la scuola non piace: è una sensazione di panico totale: «Appena sono andata a scuola, ho cominciato a preoccuparmi di poter avere un attacco di panico, questo ha cominciato a coprire tutto il resto» “, ricorda. «Se fossi rimasta, sarei stata seduta in classe e mi sarei sentita come se qualcosa di terribile potesse succedermi. Ero terrorizzata. Avevo cominciato a muovermi e ad agitarmi in modo strano. È stata la peggiore sensazione del mondo “.
Continuando nella storia, il panico ha impedito a Francesca di concentrarsi al meglio: «Quando tornai a casa non avevo idea di cosa avesse detto l’insegnante… di quali fossero i compiti assegnati», racconta.
Molti ragazzi non amano la scuola, ma per Francesca tutto questo era diventato insopportabile, perché accadeva ogni singolo giorno. «A volte era peggio al mattino, a volte era peggio verso fine mattina, alcuni giorni è stato brutto tutto il giorno». Ancora dice «Non ho mai avuto una giornata a scuola in cui mi sono sentita davvero bene. La paura sembra non lasciarmi la testa».
Tutto questo ha un nome.
Rifiuto scolastico: definizioni e classificazioni
La fobia scolastica, l’evitamento scolastico e il rifiuto scolastico sono alcuni dei termini che descrivono un disturbo d’ansia in bambini e ragazzi che presentano una paura irrazionale e persistente nell’andare a scuola. Tale difficoltà si manifesta nei bambini e negli adolescenti dai 5 ai 17 anni (Kearney & Silverman, 1999; Kearney, Cook, Chapman, 2007) e pertanto possiamo affermare che tale difficoltà copra la maggior parte degli anni della scuola dell’obbligo. I segni di rifiuto scolastico possono includere un’assenza scolastica significativa (generalmente per una o più settimane) e / o un grave disturbo anche nel caso in cui ci sia una quasi normale frequenza scolastica. Il rifiuto scolastico può includere molto spesso:
- Un bambino che grida o protesta ogni mattina prima di andare a scuola;
- Un bambino che sviluppa regolarmente un certo tipo di sintomo fisico (mal di testa, mal di pancia, diarrea) quando è tempo di andare a scuola;
- Un adolescente che perde il bus ogni giorno o che dimentica di svegliarsi ogni mattino per andare a scuola.
Sebbene il rifiuto scolastico, dal punto di vista nosografico, non sia classificato come una categoria diagnostica a sé stante dai vari sistemi di classificazione internazionali dei disturbi psichiatrici e mentali (nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-5) dell’Associazione Psichiatrica Americana (APA, 2013) o nella decima revisione della Classificazione Internazionale dei Disordini Mentali e Comportamentali (ICD-10) dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO, 1992)), possiamo associare tale manifestazione comportamentale a:
- disturbo d’ansia di separazione (SAD);
- disturbo d’ansia generalizzato (GAD);
- disturbo d’ansia sociale;
- disordine oppositivo di opposizione (ODD);
- come conseguenza di eventi accaduti a scuola (Kearney & Albano, 2004) (subiscono episodi di bullismo, vengono spesso criticati in classe davanti ai compagni di classe, mandati dal preside a giudizio, fallimento a prove o esami);
- disturbo depressivo.
Se associamo il termine rifiuto scolastico, a tutte e 6 le categorie diagnostiche elencate in precedenza, capite bene quanto possa essere difficile, ad oggi, stabilire un criterio di classificazione che possa risultare quanto più univoco possibile. Nel corso degli anni sono stati formulati diversi sistemi di classificazione di questo disturbo e ad oggi il modello funzionale, così come riportato da Ingles et al. (2015), sembra essere quello maggiormente utilizzato nello studio dei comportamenti di rifiuto scolastico.
A partire da questo modello proviamo a rispondere alla domanda: “Perché il mio bambino non vuole andare a scuola?”
Rifiuto scolastico e interpretazione del comportamento in ottica funzionale
Il modello funzionale sopracitato, si concentra principalmente a classificare le ragioni che spingono i giovani a non voler frequentare la scuola, quindi, al rifiuto scolastico. Lo strumento d’elezione per valutare il comportamento di rifiuto scolastico basandosi sul modello funzionale è la School Refusal Assessment Scale-Revised (SRAS-R; Kearney, 2002a). Secondo Kearney & Spear (2014) esisterebbero quattro motivi principali a giustificare il comportamento tipico del rifiuto scolastico:
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Evitare l’effetto negativo provocato dagli stimoli legati all’ambiente scolastico
(ad esempio, tipiche sono le seguenti domande: “Quante volte cerchi di evitare di andare a scuola perché quando vai ti senti triste o depresso?” oppure “Quanto spesso, di sabato o domenica, hai dei sentimenti negativi verso la scuola (ad esempio, ti senti spaventato , nervoso o triste)?”). In questo categoria, il comportamento di rifiuto risulta presente in bambini tra i 5 e gli 11 anni. Gli stimoli che provocano effetti negativi possono essere tra i più diversi: la strada per raggiungere la scuola, l’autobus o lo scuolabus, il cortile all’ingresso della scuola, i corridoi per raggiungere l’aula, l’aula stessa, la palestra, alcune caratteristiche dell’insegnante (quali ad esempio volume e tono di voce utilizzato), caratteristiche del bidello, ecc…
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Fuggire da situazioni di repulsione sociale o di valutazione
(ad esempio, “Se per te fosse più facile crearti nuovi amici, sarebbe più facile andare a scuola?” o “Quanto spesso eviti altre persone a scuola, rispetto ad altri ragazzi / ragazze della tua età? “). Questa tipologia di rifiuto si presenta in ragazzi tra i 12 e i 17 anni. Situazioni attivanti il comportamento, possono essere il rapporto con i compagni di classe, le interrogazioni o le interazioni tra prestazione e tutto il gruppo classe (lettura ad alta voce, presentazione di un poster o di un lavoro ecc …).
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Cercare attenzione da parte degli altri significativi
(ad esempio, “Quante volte preferiresti che fossero i tuoi genitori ad insegnarti a casa piuttosto che il tuo insegnante a scuola?” oppure “Sarebbe più facile per te andare a scuola se i tuoi genitori venissero con te?”). Nel caso di questa specifica categoria, il comportamento di rifiuto è legato ad ansia da separazione e si manifesta principalmente in bambini tra i 5 e gli 11 anni.
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Cercare rinforzi tangibili (concreti) al di fuori dell’ambiente scolastico
(ad esempio, “Quante volte rifiuti di andare a scuola perché vuoi divertirti fuori dalla scuola?” oppure “Preferisci fare cose fuori dalla scuola molto più che i ragazzi/e della tua età?”). Questa categoria appartiene in maggioranza a ragazzi tra i 12 ed i 17 anni. Tra le ricompense ricercate possiamo trovare il dormire, fare sport, girare per negozi, incontrarsi con gli amici, fare abuso di sostanze o giocare d’azzardo ecc… .
Secondo Kearney e Spear (2012, 2014), i primi due comportamenti di rifiuto scolastico categorizzati, sarebbero caratterizzati da rinforzo negativo, in quanto il comportamento viene rinforzato (e quindi mantenuto) dall’evitamento di situazioni spiacevoli (ad esempio ansia e / o fobia scolastica).
Gli ultimi due comportamenti descritti, invece, sono positivamente rinforzati, infatti il comportamento al di fuori dell’ambiente scolastico è rafforzato dall’attenzione o dai premi (ad esempio, assenteismo).
Come intervenire?
La complessità del comportamento di rifiuto scolastico coinvolge, così come riportato da Ingles et al. (2015), anche l’area di intervento. Tale intervento non è da inquadrare esclusivamente dal punto di vista dello studente interessato, ma necessita della partecipazione di tutti i soggetti coinvolti nel progetto educativo (studenti, genitori, insegnanti, specialisti interni o esterni).
Per quanto riguarda l’intervento psicoterapico sullo studente, la maggior parte delle ricerche sostengono l’utilizzo della terapia cognitivo comportamentale e l’utilizzo di due essenziali strategie: la desensibilizzazione sistematica e l’esposizione graduale all’ambiente scolastico e gestione delle contingenze (Maynard et al., 2015). In un articolo del 2015, Maynard et al. hanno passato in revisione diversi trattamenti per rifiuto e fobia scolastica. In questa loro revisione, hanno valutato gli effetti di sei diversi trattamenti psicoterapici e di due farmaci, più alcuni trattamenti psicosociali per il rifiuto della scuola. I risultati di questa revisione sono a sostegno della terapia cognitivo comportamentale per il trattamento dei bambini e degli adolescenti con rifiuto scolastico. Tra le varie tecniche impiegate in questi interventi ci sono l’esposizione in vivo, la formazione sulle social skills, il contratto terapeutico (token economy), la gestione delle contingenze e le strategie di coping.
Per concludere
Da come abbiamo potuto leggere, il Rifiuto Scolastico è un comportamento complesso e i motivi per cui il tuo/a figlio/a non vuole andare a scuola possono essere dei più disparati. Di certo orientarsi nella ricerca delle motivazioni attraverso la distinzione per età così come riportata nel modello funzionale di Kearney, può essere il primo passo per aiutarti a identificare il perché quel determinato comportamento si sia attivato e si mantenga nel tempo. Nel caso in cui tale comportamento si manifestasse per un mese, il consiglio è di rivolgersi ad un professionista specializzato (neuropsichiatra infantile o psicoterapeuta cognitivo comportamentale per l’età evolutiva) che possa sia aiutarvi a capire le motivazioni che spingono vostro figlio al rifiuto scolastico che intervenire per ridurre gli effetti a medio e a lungo termine di questo comportamento.
Intervenire nell’immediato è un obbligo.
Malcom X diceva:
“La scuola è il nostro passaporto per il futuro, poiché il domani appartiene a coloro che oggi si preparano ad affrontarlo”.
Aiutiamo oggi i nostri figli a prepararsi al meglio per il loro domani.
Bibliografia
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- https://www.istitutobeck.com/beck-news/fobia-scolastica-riconoscere-le-4-variabili-del-comportamento-rifiuto-scolastico
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