
Chi trova un amico trova un tesoro: quando gli adolescenti hanno bisogno più dei loro amici che dei genitori
Per molti genitori la verità è dura da digerire ma gli adolescenti, sin dal principio, cominciano a “contare” sempre meno sugli adulti e sempre più “pesantemente” sui loro coetanei. Sembra scontato dire che bisogna lasciare che il tempo segua il suo corso, ma la verità è che cominciare a lasciare andare i nostri “ex bambini”, o i nostri “adulti in crescita” (scegliete voi l’opzione preferita), è molto difficile così come pensare che possano per un momento fare a meno di noi.
Ecco non so se possa sollevarci dal lutto, ma la fiducia che gli adolescenti provano nei confronti dei loro compagni è positiva non solo per il loro sviluppo sociale, inteso alla Brim (Brim O. G., 1996) come quel processo mediante il quale gli individui acquistano le conoscenze, le abilità, i sentimenti e i comportamenti che li mettono in grado di partecipare, quali membri più o meno efficienti, alla vita sociale, ma anche per il loro sviluppo cognitivo-affettivo, inteso come quella capacità di elaborare le informazioni da un punto di vista emotivo utilizzando delle funzioni cognitive superiori al fine di regolare gli effetti delle proprie emozioni sia in accordo con alcune regole, obiettivi o strategie, che per evitare conseguenze negative (Steiberg L., 2005).
In una ricerca recente (Uink, B. N., Modecki, K. L., & Barber, B. L., 2017), gli studiosi australiani delle università Murdoch e Griffith hanno scoperto come sia importante per un adolescente il gruppo dei pari, questo in particolare subito dopo un evento stressante, come, ad esempio, il fallimento ad un compito.
I ricercatori scrivono che “Essere tra pari durante i periodi di stress può offrire agli adolescenti uno spazio aperto, di sostegno e gratificazione che può aiutare a smorzare quelle turbolenze emotive tipiche dell’adolescenza“.
Nello specifico i ricercatori hanno raccolto dati da 108 ragazzi e ragazze, di età compresa tra i 13 e i 16 anni, che frequentano una scuola nell’Australia occidentale. Cinque volte al giorno, per sette giorni, gli adolescenti hanno completato questionari online inviatigli ai loro smartphone durante e dopo la scuola, quindi non durante le lezioni.
Ogni questionario prevedeva la domanda: “Dall’ultimo messaggio, è successo qualcosa di male?”. Gli adolescenti valutavano la loro recente esperienza da 1 (“qualcosa di più o meno spiacevole”) a 5 (“Qualcosa di molto brutto”) e fornivano una breve descrizione della stessa. In aggiunta dovevano indicare quanto si sentissero felici, tristi, soli, gelosi e preoccupati e con chi si trovavano mentre si sentivano così.
Dai risultati gli studiosi hanno rilevato, in maniera costante, che gli adolescenti, che si trovavano con (o stavano comunicando in linea con) amici nel tempo subito dopo un evento stressante, segnalavano minori livelli di tristezza, gelosia e preoccupazione e livelli più alti di felicità rispetto a quelli soli o in presenza di adulti.
“Gli amici sembrano essere una specie di ” tonico emotivo “- almeno nel breve termine “ commenta il co-autore della ricerca, il dottor Kathryn Modecki.
Questi vantaggi derivati dall’essere con gli amici dopo una situazione stressante, sembrano essere ancora più pronunciati per le ragazze che per i ragazzi. Secondo gli autori le interazioni delle ragazze spesso comportano il parlare tra loro, spiega Uink, mentre i ragazzi interagiscono spesso durante un’attività fisica.
“Le ragazze si aspettano di ricevere un sostegno più pari rispetto ai ragazzi”, dice, mentre i ragazzi “sono, in generale, meno abituati a parlare in piccoli gruppi “.
Questi risultati potrebbero spaventarci. Diciamo subito che lo scopo di questo studio non è stato quello di demonizzare l’aiuto che genitori, educatori o altri adulti significativi, cercano di dare ai ragazzi in momenti di forte stress. Questo studio australiano è importante perché ci invita ad incoraggiare ancora di più i giovani adolescenti a coltivare il loro potere di aiutarsi reciprocamente. Promuovere tutto questo potrebbe significare favorire l’apprendimento di abilità sociali come la gentilezza, l’empatia o la compassione, non solo da utilizzare nei confronti di altre persone, ma anche da utilizzare verso di sé per regolare al meglio le proprie emozioni.
Iniziare a lasciar andare è difficile. Ma abbiamo visto attraverso i risultati di questa ricerca come la fiducia degli adolescenti sui compagni possa essere buona sia per il loro sviluppo che per il loro senso di appartenenza.
È vero che a volte vederli crescere fa male. Pensa, però, a quanto male staresti se non crescessero mai.
Ci sono due lasciti durevoli che possiamo dare ai nostri figli. Uno sono le radici. L’altro sono le ali.
– Hodding Carter, Jr.
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